sabato 28 marzo 2020

DRAGHI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ?

Se c'è stato qualcuno che ho sempre temuto divenisse Presidente del Consiglio della nostra martoriata Repubblica questi è proprio Mario Draghi.

In primo luogo perché massimamente raccomandato in quel ruolo dai giornalisti di regime, dai talk show più progressisti, e questo, conoscendo i loro rispettivi editori, mi pone sempre di gran sospetto.

In secondo luogo perché la sua storia personale, professionale, e per certi versi anche politica, lo ha sempre indicato come la prima vestale della custodia di quell'ordine economico sociale che l'elite mondiale ci ha imposto nel nuovo millennio; quell'ordine che prevede lo spostamento della ricchezza dalla classe media alla classe dei ricchissimi, e degli straricchi, non a caso insediato proprio da costoro al vertice di quel meccanismo infernale che è l'euro, così come governato dalla BCE.

Insomma un "personaggetto", come dice Crozza-De Luca, pericoloso di per sé, come ci ricorda un clamoroso intervento di Cossiga, da un traumatizzato Luca Giurato, che allora conduceva Uno Mattina.
In quell'occasione, Mario Draghi fu definito dall'Ex Presidente della Repubblica "un vile affarista", perché sarebbe stato un soggetto che pur di favorire i suoi "comparuzzi" di Goldman Sachs non si sarebbe fatto scrupoli ad aver svenduto l'industria pubblica italiana, dopo la famigerata crociera sul Britannia.

Su queste affermazioni molto gravi e pesanti di Cossiga non mi pare vi siano state mai querele, smentite o contestazioni, nemmeno quando sono state riprese decine e decine di volte sui media e sui social.


E potrei continuare ancora per molto e con molto materiale per confermare chi sia veramente Mario Draghi e quali interessi rappresenti.

I miei convincimenti personali tuttavia sono stati sconvolti ultimamente da due prese di posizione: una dello stesso Mario Draghi sul Financial Time, in cui ha sostenuto l'esatto contrario di quanto fino ad oggi aveva affermato sul debito pubblico, proponendo che oggi, invece, data la situazione economica indotta dalla pandemia del  Coronavirus, sarebbe lecito fare deficit pubblico a più non posso, e, soprattutto, (udite, udite!), cancellare il debito monetizzandolo tramite la banche centrali.

La seconda presa di posizione per me sconvolgente è quella di Claudio Borghi Aquilini, esponente economico della Lega Nord, persona da me stimatissima, che nella diretta periscope del 26 marzo scorso (dal minuto 3:05 e dal minuto 6:55 in particolare), ha concesso più di una apertura di credito, dopo le rivoluzionarie parole di Draghi, ad una sua candidatura alla Presidenza del Consiglio, per sostituire il governo Conte 2.

In particolare Borghi sostiene che se è Draghi che vuole le stesse cose che lui e la Lega hanno da sempre sostenuto non vede il problema della candidatura di Draghi, purché si possa modificare proprio l'ordine mondiale di cui Draghi sarebbe stato il custode in passato.

Premessa e data per scontata la buona fede di Borghi e di Bagnai, per me fra i pochi patrioti rimasti in Italia, ed a cui andranno dedicate vie e piazze quando ci saremo liberati dell'euro, un'obbiezione tuttavia sorge spontanea: vi fidate veramente di Draghi? Pensate di poterlo controllare? Pensate veramente che appena gli sarà possibile non continuerà a fare gli interessi di Goldman Sachs?

Questo tipo di quesito è stato secondo me dibattito in modo interessante in calce ad un mio post su facebook cui vi rimando, per conoscere la vostra opinione, che potrete tuttavia esprimere anche qui oppure nel post di pubblicazione.

Saluti.





sabato 14 febbraio 2015

Una giornata di ordinaria inefficienza della giustizia civile.

Per un normale cittadino è difficile rendersi conto di come funzioni la giustizia in Italia, anche perché chi la frequenta da semplice utente ha quasi sempre un incontro a dir poco traumatico, e tende quindi a rimuovere l'esperienza negativa, guardandosi bene dal farsi qualche domanda in più sulle ragioni di questo stato comatoso in cui versa la giustizia italiana.
I media - ed in particolare i giornalisti - attribuiscono tutti i mali della giustizia agli avvocati che sono considerati i principali responsabili delle lungaggini giudiziarie, secondo un consolidato luogo comune per cui più la causa dura nel tempo, maggiore sarà la parcella che l'avido avvocato potrà estorcere al malcapitato utente della giustizia.
I luoghi comuni sugli avvocati associati non a caso
agli ebrei e ai massoni e ai relativi luoghi comuni su di loro.
Abbiamo già parzialmente affrontato l'argomento dei compensi degli avvocati in altri post, e mi riservo semmai di ritornare sull'argomento in altra sede, intanto però ci tengo a ribadire che queste affermazioni sono completamente false e frutto dei soliti pregiudizi.
Basti sapere che già in sede di prima riforma del codice di procedura civile del 1990, era vietato agli avvocati conteggiare nelle parcelle il costo delle udienze di semplice rinvio in cui di fatto non veniva espletata alcuna attività difensiva. Successivamente con le famose (per me famigerate) "lenzuolate" di Bersani, il finto liberalizzatore, erano stati abrogati i minimi (mossa che è servita a banche e grandi imprese per pagare meno gli avvocati...), ed i compensi potevano essere liberamente pattuiti fra avvocato ed assistito, anche a forfait; infine, già dal 2011, con l'entrata in vigore del compenso a fasi giudiziali, per l'avvocato, in assenza di patto in deroga, vale il principio per cui se non si passa dalla fase introduttiva a quella istruttoria o della raccolta delle prove, e poi a quella conclusiva, non si può chiedere il compenso per quella determinata fase.
E' quindi falso che gli avvocati abbiano interesse a procrastinare le cause, perché anzi, se vogliono riscuotere i compensi per ogni fase processuale, hanno interesse a che la causa vada avanti spedita verso la sentenza.
Ma allora perché la giustizia civile italiana funziona così male?
Sentite cosa mi è successo qualche tempo fa.
Dovendo preparare l'udienza di una causa piuttosto complessa di risarcimento del danno fissata per far giurare un consulente del giudice, mi riguardo sul PCT (ovvero sul portale del processo civile telematico) il verbale dell'ultima udienza che rinviava ad una certa data ore 10; in realtà però il sistema dava il rinvio per le ore 11, e voilà l'utilità del processo telematico, che invece di aiutare complica le cose... primo problema: a che ora presentarsi dal giudice in udienza alle 10 o alle 11? Per prudenza alle ore 9,45 ero sul posto dopo aver fatto i miei bei chilometri ed essermi quindi svegliato diciamo prestino.
Altro problema: il giudice non c'è, e non è la prima volta che succede per questa causa; mi attivo per sapere se la causa si fa, e se sì,  per sapere chi la fa; dopo aver fatto la mia bella fila in cancelleria, scopro che la causa sarà tenuta da un GOT (giudice onorario) che sostituirà il giudice titolare - pare - per tutta la fase istruttoria e forse anche dopo.
Alle 10,10 trovo l'aula ed il giudice abbastanza incarognito con altri colleghi che non si sono presentati puntuali per le ore 9,30. Per fortuna c'è la mia controparte ma è solo una delle tre controparti che ho in questa causa; le altre due ovviamente arriveranno alle ore 11 come fissato dai cancellieri... nel frattempo è già arrivato il consulente del giudice (ovvero il CTU, acronimo di consulente tecnico di ufficio) convocato dal giudice originario per le ore 10, come da verbale. Costui va di fretta - il tapino - e pensa di poter fare in quattro e quattr'otto; lo osservo divertito attendere nervosamente le ore 11 che ormai devono essere necessariamente aspettate visto che la cancelleria - sbagliando - ha fissato sul PCT per le 11, anziché per le 10, come da verbale.
Alle 10.30 insorge un altro problema: il giudice di sostituzione (chiamiamolo così) viene cooptato nel collegio penale; per i non addetti: il Tribunale penale collegiale (composto di tre giudici) non si può comporre perché manca un magistrato e quindi il GOT oltre a sostituire il mio magistrato della mia causa, deve sostituire anche quell'altro del penale!
Alle 10.45 il GOT si allontana promettendo di tornare quanto prima le sarà possibile. Alle 11 ci siamo finalmente tutti, ma ora manca il giudice, quello titolare della causa e pure il suo sostituto ! Attendiamo fiduciosi, ma il CTU si innervosisce visibilmente e comincia - giustamente - a lamentarsi dicendo che lui è arrivato da più di un ora e che se il giudice non ritorna se ne va... (e io che dovrei dire allora?).
Non ve la faccio troppo lunga, alle ore 12.15 ci arrendiamo: facciamo il verbale di causa da soli, chiedendo tutti un rinvio perché il giuramento del consulente chiamato dal giudice senza giudice ovviamente non si può fare, lasciamo il fascicolo con il verbale fatto sul tavolo del giudice che quando torna dovrà firmarlo, dopo aver fissato altra udienza in cui tentare nuovamente di far giurare il consulente, e ce ne andiamo tutti sperando per il meglio.
Il rinvio ci sarà poi comunicato e sarà a distanza di ben nove mesi dall'ultima curiosa udienza.
Questa è la giustizia civile italiana. Vabbè, direte voi, è un fatto episodico...
In realtà questi intoppi e disguidi vari sono all'ordine del giorno: manca il giudice, il fascicolo non si trova, manca un atto, la cartolina della notifica non è ancora tornata dalle poste, e per ogni rinvio si perdono mesi, e  per qualche tipo di causa si può perdere anche un anno o giù di lì.
La conclusione sul perché la giustizia italiana funziona così male è per me abbastanza chiara: è un problema di sistema, organizzato per compartimenti stagni, che si inceppa a causa soprattutto della carenza del personale (giudici e personale di cancelleria) che non riescono a far fronte alla crescente domanda di giustizia e al fatto che - per esempio - non si svolge più un concorso per assumere cancellieri - udite udite - dal lontano 1996 !
La manovra sulla tutela dei diritti è evidente
Se infatti ci fosse stato personale di cancelleria a sufficienza probabilmente l'orario sbagliato della mia causa non ci sarebbe stato; se ci fossero sufficienti giudici, il sostituto del giudice titolare non sarebbe stato costretto a fare da jolly in tutte le cause fissate per quel giorno in cui all'ultimo momento mancava un giudice del collegio; se ci fosse stato presente il cancelliere in udienza (cosa prevista teoricamente dal codice, che tuttavia non viene applicato proprio perché se levi i cancellieri dalle cancellerie per mandarli in udienza si blocca tutto) probabilmente avrebbe potuto sostituire il sostituto con altro giudice e far giurare il CTU ugualmente, senza perdere altri nove mesi, senza avermi fatto fare 190 chilometri inutilmente e via cantando.
E allora perché non si assumono giudici e cancellieri a sufficienza? 
Ma perché c'è il debito pubblico baby, c'è il vincolo del 3% fra debito e PIL, insomma perché ce lo chiede l'Europa no? E soprattutto perché Napolitano e Monti hanno cancellato oltre 400 uffici giudiziari che lavoravano benissimo e facevano le cause massimo in due o tre anni per creare invece mega uffici giudiziari in cui tutto si blocca e si insabbia. Una riforma definita "epocale" che invece non ha risolto un tubo, anzi ha aggravato la situazione della giustizia, in quei luoghi dove per lo meno funzionava decentemente.
Grazie Napolitano, grazie Monti, grazie UE!
Questa GENTACCIA non riconoscerà mai che le cose stanno così: continueranno a farvi credere che la giustizia oggi, come ieri prima della riforma, va male perchè la colpa è degli avvocati che vi vogliono fregare, o al massimo è di voi italiani, gente troppo litigiosa e messa su dagli avvocati che voglio guadagnarci sopra, che vi farebbero fare cause inutili e dispendiose, quando ormai è noto che il contenzioso si promuove solo se ci si è costretti, visto che la gente normale non c'ha nemmeno i soldi per pagarsi le bollette !
Ci vuole più Europa nevvero?
Un Europa che elimini la figura dell'avvocato tradizionale e che crei una giustizia privatizzata, per chi se la può permettere, per chi ha interesse a pagare più un impiegato magari, piuttosto che un professionista, libero ed indipendente, e magari gabbare meglio il consumatore, il piccolo artigiano, la "casalinga di Voghera" a cui sarà sempre più difficile far causa a banche, assicurazioni e grandi aziende. E infatti se vuoi fare causa a uno di questi soggetti devi prima fare mediazione, negoziazione e chi più ne ha più ne metta, e se per caso non ti accontenti del piatto di lenticchie che ti offrono in negoziazione, rischi, facendogli causa e pur avendoci ragione, di pagare comunque le spese dell'avvocato della Banca, di Telecom o dell'Enel perché non hai accettato la mediazione....  Meditate!
Vostro Guido.






domenica 2 novembre 2014

L'educazione dei figli ed I limiti punitivi del genitore.

Cari lettori, oggi con questo post vorrei parlare delle regole che la legge detta sull'educazione dei figli e darvi anche qualche consiglio su come regolarsi quando si punisce un figlio con uno schiaffo, ma anche con una punizione di tipo coercitivo, ovvero che ne impedisce i movimenti e simili, del tipo "oggi non esci", oppure reprimende più o meno umilianti.

Non sempre infatti ci si rende conto del fatto che i nostri figli sono persone a tutti gli effetti, non solo con i loro doveri di figli, ma anche con diritti e garanzie.

La materia è piuttosto complicata perché si rischia di essere banali, oppure si rischia di essere fraintesi, comunque proverò ugualmente, se non altro perché la gestazione del post è stata un po' troppo lunga e travagliata, ovviamente senza millantare pretese di completezza, ma per dare giusto qualche indicazione per ulteriori personalissime riflessioni.

Cominciamo ad esaminare l'aspetto educativo: sono anch'io un genitore e mi trovo spesso a prendere decisioni complicate nell'educazione dei miei figli.

Le decisioni sono complicate perché non ci sono regole di comportamento prestabilite che ci possono indirizzare in un senso, o nell'altro, e spesso nemmeno il comune "buon senso" può essere utile.

E' ovvio che fare il genitore è uno dei mestieri più difficili in assoluto: per esempio si può essere severi a sproposito, e plasmare una personalità insicura e cupa, ma si può anche essere eccessivamente permissivi e lassisti a sproposito, e plasmare una personalità viziata, insofferente alle regole, menefreghista, irrispettosa degli altri, e chi più ne ha più ne metta. Mai valse tanto il sacrosanto principio del caso  per caso, o del caso concreto.

Gli psicologi ci confermano che non possono esistere regole prestabilite, semplicemente perché ogni figlio è diverso dall'altro, e necessità di un'educazione su misura per la propria individualità, consigliandoci di non essere né troppo autoritari, né troppo permissivi, ma chiedendoci di essere "autorevoli".


















Anche questo però è un concetto tanto saggio quanto generico: provate voi ad essere autorevoli e non autoritari quando un bambino fa i capricci: che gli fai vedere il diploma di laurea o di maturità per convincerlo che bisogna ubbidire ai genitori? Non credo. Ovviamente si tratta di una battuta (ammesso che la laurea serva ancora a qualcosa), ma è chiaro che in alcuni casi bisogna essere per forza autoritari, sia per avere delle risposte educative concrete, sia perché la mediazione ed il dialogo vanno portati avanti fino a che c'è spazio, e non certo quando il bambino o il ragazzo si rifiuta a priori di prenderli in considerazione.

La legge ovviamente risente di questa "giustizia del caso concreto" e per questa ragione si limita a darci precetti generici, molto saggi, ma assai poco utili in concreto: prendiamo gli artt. 315 bis e 316 del  c.c. che ci parlano dell'educazione dei figli, dei nostri doveri, e anche dei doveri dei figli stessi.

Vanno educati ed indirizzati nel rispetto  dei limiti delle loro "possibilità", cioè la legge ci dice - in primo luogo - che non possiamo pretendere dai nostri figli quello che ci piacerebbe a noi che diventassero, ma dobbiamo rassegnarci a quello a cui possono in concreto aspirare; per altri versi se un bambino o una bambina sono particolarmente dotati,  la legge ci chiede di assecondare le singole inclinazioni e di farci in due per consentirgli di ottenere ciò a cui potrebbero aspirare.

Anche in questo caso è difficile capire a priori quali siano queste "possibilità" e queste inclinazioni e se persistano sempre nell'arco della crescita del figlio, oppure se mutino in un senso o nell'altro, così come, in generale, è sempre difficile prendere una decisione per qualcun altro, quando è già difficile prenderla per noi stessi.

La vita però è così, e se non decidessimo per noi o, peggio, per i nostri figli, forse vivremmo ancora nelle caverne ed avremmo una specie di figli stile paese dei balocchi. 

Interessante comunque che le norme più recenti a proposito delle scelte educative dei figli mettano il minore al centro del processo decisionale che lo riguarda, nel senso che  legge  chiede, sia a noi genitori, che al giudice, quantomeno di ascoltare il minore che abbia compiuto i dodici anni (o anche di età minore se sia accertato che ha capacità di "discernimento") nelle questioni che lo riguardano, e questo è un buon consiglio sull'educazione dei figli: ascoltarli e parlare con loro non è mai sbagliato ed aiuta genitori e figli a crescere insieme, condividendo le scelte di fondo. 

Ma come ci si deve comportare quando il figlio compie un atto o pone in essere una condotta che è sbagliata socialmente e moralmente,  meritando una punizione esemplare ?

In generale sono caldamente sconsigliate le punizioni corporali: la dottrina e la giurisprudenza hanno compiuto una evoluzione piuttosto chiara che non lascia spazio a tentennamenti.

In precedenza infatti i giudici erano piuttosto permissivi, nel senso che il c.d. ius corrigendi - ovvero il diritto dovere dei genitori di punire i figli a fini educativi -  veniva ritenuto una vera e propria esimente ex art. 51 del codice penale (esimente per esercizio di un diritto) per i reati di ingiuria, minacce, lesioni e percosse.

Oggi però non è più così:

 Cass. pen. Sez. V, 10-10-2012, n. 45859 (rv. 254835)
LESIONE PERSONALE E PERCOSSE

REATO - Cause di giustificazione - Esercizio di un diritto - "jus corrigendi" - Percosse produttive di lesioni ai danni del figlio minore - Invocabilità - Esclusione
Non è invocabile l'esercizio dello "jus corrigendi" da parte del genitore il quale, ancorché con finalità educative, compia nei confronti del figlio minore atti violenti consistenti in percosse reiterate e produttive di lesioni. (Rigetta, Trib. Torino, 01/07/2011)
FONTI 
CED Cassazione, 2012  

Vabbè, direte voi, atti violenti reiterati.. questo avrà rotto qualche braccio oppure avrà mollato sganassoni alla Bud Spencer... certo, bisogna andarci piano, ma attenzione: nel concetto di "lesione personale" teoricamente c'è ricompreso  anche l'arrossamento per il ceffone, per l'orecchio tirato, insomma qualsiasi forma di contatto fisico che si riferisca ad un atto potenzialmente violento produttivo di un qualche trauma in senso medico legale...

Dite che mi sto spingendo un po' troppo in là e che uno schiaffo lo abbiamo dato tutti ?

Certo, che è così, e sono d'accordo che sul piano umano non si dovrebbe rimproverare nulla ad un genitore che reagisce ad una condotta sbagliata del figlio con un ceffone, ma sul piano giuridico non è  detto che si produca lo stesso risultato assolutorio.

Potrei anch'io dire "quando ce vo ce vo" oppure fare considerazioni comuni della serie siamo cresciuti tutti con qualche sganassone di troppo ed eccoci comunque qui, ben cresciuti ed educati, cittadini consapevoli e vaccinati, però rimane il fatto che potenzialmente si possono causare seri danni (anche non prettamente fisici) ad un minore anche cresciutello quando lo schiaffo o il calcio cominciano ad essere un abitudine ed una reazione normale ad una condotta del minore da contrastare. Un abitudine che spesso non ci si rende bene conto di avere acquisito, e che matura in modo subdolo, giorno dopo giorno.

Fra l'altro non meno rischioso per la fedina penale del genitore è l'evitare schiaffi e botte varie, adottando punizioni alternative, che abbiano ad oggetto limitazioni della libertà personale. 

Ammessa per certo la punizione "non ti mando qui, non porto là" non tutte le "coercizioni" sono ammesse, ed in particolare quelle che costringono il minore ad adottare contro la sua volontà condotte umilianti o di segregazione, come per esempio essere costretti a rimanere chiusi a chiave nella propria stanza per tot tempo e simili. In un caso che mi ha particolarmente colpito per la severità della giurisprudenza è quello che vi riporto qui sotto: addirittura essere condotti con la forza dal nonno a chiedergli scusa per averlo insultato poco prima integra, secondo questa giurisprudenza, il reato di violenza privata.

Questo il caso:

Cass. pen. Sez. V, Sent., (ud. 18/09/2012) 07-11-2012, n. 42962
TRIBUNALE DEI MINORENNI
Tribunale per i minorenni
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE QUINTA PENALE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. TERESI Alfredo - Presidente -
Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere -
Dott. OLDI Paolo - rel. Consigliere -
Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere -
Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere -
ha pronunciato la seguente:
sentenza
sul ricorso proposto da:
C.G.M.V., nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 20/04/2011 della Corte di appello di Bari;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Paolo Oldi;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale D'Angelo Giovanni, che ha concluso chiedendo l'annullamento senza rinvio per prescrizione.

Svolgimento del processo

1. Con sentenza in data 20 aprile 2011 la Corte d'Appello di Bari, confermando la decisione assunta dal Tribunale di Trani, sezione distaccata di Molfetta, ha riconosciuto C.G. responsabile del delitto di violenza privata ai danni della figlia minore C.S., per averla costretta con la forza a seguirlo presso l'abitazione del nonno paterno; ha quindi tenuto ferma la sua condanna alla pena di legge e al risarcimento dei danni in favore della parte civile.
1.1. Ha negato quel collegio che potesse applicarsi la scriminante dello ius corrigendi, osservando che l'esercizio di esso, nei limiti in cui sia eventualmente configurabile, deve concretarsi in modalità lecite e rispettose della personalità del minore.
2. Ha proposto ricorso per cassazione l'imputato, per il tramite del difensore, affidandolo a due motivi.
2.1. Col primo motivo il ricorrente denuncia travisamento dei fatti, sostenendo che lo scopo da lui perseguito non era quello di far incontrare la figlia coi nonni contro la sua volontà, ma solo quello di indurla a scusarsi col nonno, nei confronti del quale aveva tenuto giorni prima un comportamento insolente.
2.2. Col secondo motivo eccepisce l'intervenuta estinzione del reato per prescrizione.

Motivi della decisione

1. Il ricorso è inammissibile per le ragioni di seguito esposte.
1.1. Il primo motivo è manifestamente infondato. La Corte d'Appello ha motivatamente escluso che la condotta posta in essere dal C. nei confronti della figlia potesse essere legittimata dallo ius corrigendi, osservando che, quali che fossero le finalità educative da lui perseguite, il diritto genitoriale non poteva estendersi fino a farvi rientrare l'uso gratuito della violenza; la costrizione fisica usata nei confronti della minore, obbligata con la forza a seguire il padre presso l'abitazione dei nonni paterni, e a tal fine letteralmente trascinata per parecchi metri, è stata giudicata eccedente i limiti della causa di giustificazione di cui all'art. 51 cod. pen..
Oltre a ciò, non ha mancato la Corte territoriale di accennare alla condizione giuridica del C., di genitore separato dalla moglie e non affidatario della minore, lasciando intendere che anche sotto tale profilo il dirottamento della figlia dal normale percorso dalla scuola alla casa d'abitazione aveva integrato una violazione di legge.
La linea argomentativa così sviluppata, del tutto immune da vizi di carattere logico e giuridico, non ha trovato alcuna confutazione nel ricorso del C., il quale si è limitato ad offrire una diversa indicazione delle finalità educative da lui perseguite (l'intento di indurre la figlia a chiedere scusa al nonno paterno, piuttosto che di farla semplicemente incontrare con lui), senza in alcun modo contrastare i rilievi mossi dal giudice di merito in ordine alla illiceità delle modalità violente, ed esageratane coercitive con cui era stata condotta. Anche il richiamo, fatto nel ricorso, al permanere della potestà genitoriale in capo al padre non affidatario è fuori centro rispetto all'apparato motivazionale della sentenza impugnata.
2. Del pari manifestamente infondato è il secondo motivo.
2.1. Nell'eccepire l'avvenuta maturazione della prescrizione il ricorrente mostra di non tener conto del fatto che, alla data della sentenza di secondo grado, non era ancora decorso il termine massimo di sette anni e sei mesi - tenuto conto degli atti internativi - dalla consumazione del reato, collocata cronologicamente al 6 marzo 2004.
3. La rilevata inammissibilità del ricorso impedisce di rilevare la prescrizione verificatasi in epoca successiva a detta pronuncia. Ne conseguono, altresì, le statuizioni di cui all'art. 616 cod. proc. pen..
4. Stante la minore età della persona offesa all'epoca del fatto, deve disporsi l'oscuramento dei dati identificativi.

P.Q.M.

Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro 1.000,00 in favore della Cassa delle Ammende. Dispone l'oscuramento dei dati identificativi.
Così deciso in Roma, il 18 settembre 2012.
Depositato in Cancelleria il 7 novembre 2012


Ora, al di la del caso concreto ( una sentenza diciamo un po' troppo punitiva), quello che emerge è che la giurisprudenza più moderna di fatto non solo non ammette punizioni corporali o coercitive, ma nemmeno è ammesso insultare in modo volgare i propri figli, infatti si è affermato che:

Cass. pen. Sez. V, 03-11-1994, n. 12521 (rv. 200441)
Fioravanti
INGIURIA E DIFFAMAZIONE
In tema di ingiuria non si profila la scriminante dello "ius corrigendi" quando il tenore dell'espressione offensiva pronunciata, perentorio e rancoroso, oltre che di inusitata e brutale volgarità, sia tale da escludere ogni possibilità di ipotizzare un semplice rimprovero rivolto a fini educativi. (Fattispecie nella quale il padre aveva apostrofato la figlia minore con le seguenti espressioni: sei ancora vergine? sei una p...., con quante persone sei andata a letto?).
FONTI
CED Cassazione, 1994
Cass. Pen., 1996, 1162 

A me personalmente non verrebbe mai in mente di fare una scenata simile così volgare, e così credo anche alla maggior parte di voi, però è chiaro che in un'altra situazione di tensione e di confronto, specialmente nell'età dell'adolescenza, in cui i nostri figli mettono a dura prova la nostra pazienza, ci potrebbe pure scappare una parola più pesante del previsto, che vada al di là del dare del cretino o dello scemo al proprio figlio. Tale evenienza è da evitare, perché è considerata reato a tutti gli effetti.

Rimane un'ultima norma da esaminare ovvero l'art. 571 del c.p. che nella rubrica recita abuso dei mezzi di correzione ed è riferita a tutti quei soggetti che hanno responsabilità sui minori, dai genitori ai maestri, dai parenti affidatari agli educatori di ogni genere.

Dice l'art. 571 c.p.:

c.p. art. 571. Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina.
Chiunque abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, ovvero per l'esercizio di una professione o di un'arte, è punito, se dal fatto deriva il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente, con la reclusione fino a sei mesi [c.p. 31] .
Se dal fatto deriva una lesione personale, si applicano le pene stabilite negli articoli 582 e 583 , ridotte [c.p. 63]a un terzo; se ne deriva la morte, si applica la reclusione da tre a otto anni [c.p. 29, 32] .

Ora, sul concetto di abusare di qualcosa e per l'effetto deriva una malattia del corpo o nella mente si potrebbe aprire una discussione addirittura filosofica che per vostra fortuna eviteremo in questo post.
Per il momento esaminiamo semplicemente la disposizione che si basa su una prima distinzione: l'abuso puro e semplice dei mezzi di disciplina, e quello più grave al secondo comma, in cui oltre al mero abuso subentra una lesione semplice o grave, o addirittura la morte; per questa ragione è un abuso ovviamente punito più severamente.

Ma quando è che si abusa dei mezzi di correzione? Facile rispondere quando il bruto spacca un labbro ad un bambino di quattro anni che con petulanza chiede di comprare le caramelle, ma che succede se reagisco ad una ragazzo di sedici anni che mi minaccia chiedendomi soldi in continuazione diciamo per andare a giocare al video poker?

Purtroppo la giurisprudenza non ci aiuta gran ché:

Cass. pen. Sez. VI, 19-03-2014, n. 15149
F.S.
ABUSO DEI MEZZI DI CORREZIONEMINORI AGLI EFFETTI PENALI
In tema di abuso di mezzi di correzione e di disciplina, mentre non possono ritenersi preclusi quegli atti di pressione morale adeguati alle finalità di rafforzare la proibizione di comportamenti di indisciplina gratuita o insolente idonei a minare la credibilità e l'effettività della funzione educativa, o anche quelli di coercizione fisica meramente impeditivi di condotte violente da parte del discente, integra la fattispecie criminosa p. e p. dall'art. 571 c.p. l'uso di un mezzo fisico, psicologico o morale, il cui effetto sia l'umiliazione del soggetto passivo. La ratio di una tale previsione risiede nella finalità educativa che deve esercitarsi in coerenza con un'evoluzione traumatica della personalità del soggetto cui è rivolto. Ove il soggetto passivo sia un bambino, il termine "correzione" deve intendersi quale sinonimo di educazione mentre, l'imposizione di una condotta fisica, di per sé gravemente umiliante, al di là degli intenti educativi, corrisponde oggettivamente alla riproduzione di un dileggio del minore.
FONTI
Massima redazionale, 2014 

Cosa significhi esattamente questa recente massima lo vedete da voi. Tutto ed il contrario di tutto. Diciamo che si pone molto l'accento sull'umiliazione e sul fatto che le uniche condotte violente ammesse sono solo quelle "impeditive" della violenza che il minore stesso potrebbe compiere, mentre la decisione evidenzia che ben si può abusare dei mezzi di correzione persino con mezzi di coercizione morale (il famoso ricatto morale) e/o psicologica che esulino dalla funzione educativa. E quando  i mezzi di correzione (rectius educazione) "esulino" in concreto è difficile da dirsi, salvo casi estremi ed eclatanti.

C'è da dire che questa massima si riferisce non al caso del genitore, ma a quello del maestro, che aveva obbligato il minore a girare carponi per l'aula e ad emettere grugniti di maiale, ed è chiaro che ciò fosse gratuitamente umiliante, ma è comunque facile umiliare un bambino o anche un ragazzino davanti a suoi "pari", ed è cosa alquanto usuale nella realtà genitoriale di tutti i giorni: può anche integrarsi con offese reiterate nemmeno tanto pesanti, quali stupido o cretino, oppure con privazioni emarginanti, quindi occhio all'umiliazione in generale e davanti ad altre persone in particolare.

CONCLUSIONI

Il principio della massima (comunque valido anche per il genitore) e più in generale la stragrande maggioranza degli ultimi orientamenti della giurisprudenza ci suggeriscono di evitare il più possibile non solo l'atto violento, ma anche l'offesa e/o l'umiliazione gratuita davanti ad altri (percosse pubbliche, sceneggiate davanti ad altri, ecc.) rispettando la dignità dei figli anche quando ci "levano le botte dalle mani".

A questo punto verrebbe da chiedersi ma questi giudici sono mai stati anche genitori o sono dei robot perfetti? 

Ovviamente anche loro sono uomini, ma la giurisprudenza  ci  deve necessariamente sconsigliare di usare i mezzi tradizionali dello schiaffone violento e proditorio e riconosce solo la possibilità di esercitare la c.d. modicissima vis, ovvero lo scappellotto o l'opposizione fisica a casi estremi (come la legittima difesa per sé o per altri, o la coercizione fisica per evitare atti avventati ecc.), ma comunque è bene ricordare che ci si muove sempre su un terreno estremamente scivoloso e dai contorni molto incerti ed aleatori, dunque evitiamo atti di reazione fisica il più possibile e agiamo sempre con prudenza e moderazione, contiamo fino a cinque prima di perdere la pazienza, cercando di punire i figli sempre con dispiacere e mai sull'onda della rabbia cieca ed irragionevole, o peggio solo per riaffermare la nostra supremazia in famiglia.

Facile a dirsi, difficile a frasi.

Un saluto e per sdrammatizzare il giusto divertiamoci con  gli sganassoni più spassosi del cinema di qualche tempo fa...

Sganassoni di Thomas Milian a Bombolo.




sabato 27 settembre 2014

Ritroviamoci nella speranza.

Torno a scrivere sul mio blog dopo una lunga pausa che si protrae da maggio 2014.
con la mia armatura
Non so dire precisamente perché io abbia smesso di scrivere per un periodo così lungo; potrei darmi però molte giustificazioni: la professione sta diventando di giorno in giorno più onerosa; piena di adempimenti assolutamente inutili come ad esempio la formazione continua, o la gestione della PEC e del processo telematico. Il viaggio per raggiungere la sede di lavoro, Terni, mi porta via almeno due o tre ore, fra tutto, e al rientro è molto dura mettersi al lavoro "in letizia". Figurarsi parlare e scrivere di legge e di giurisprudenza su di un blog. A ciò si aggiunga  che in generale la professione non è più piacevole in quanto tale, soprattutto perché ne è stata compromessa la dignità ed il decoro proprio da parte di quelli che l'avrebbero dovuta difendere, e dunque anche il semplice parlarne mi mette addosso un senso di inquietudine latente che non mi predispone alla scrittura.
Beh, direte voi, si potrebbe discutere di altro. 
Invero anche sul piano più generale la situazione non è affatto piacevole: la crisi economica imperversa in Italia in modo ancora più inquietante rispetto a quando ho pubblicato i miei ultimi post.
quel gran paracenere
Renzi - che modestie a parte avevo battezzato da subito come una persona scarsamente credibile e prodotto politico di una squallida operazione di potere, cui peraltro siamo oramai abituati grazie al Presidente della Repubblica Napolitano dall'ultimo governo Berlusconi in poi - si è rivelato "un'ultima spiaggia" su cui però stanno sonnecchiando, in attesa di prede, tre pericolosi coccodrilli, chiamati Fondo Monetario Internazionale, BCE e Commissione Europea. Insieme fanno la famiglia Troika, già nota per aver sbranato e spolpato la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l'Irlanda, dove hanno portato solo disoccupazione, infelicità e morte (suicidi).
Da tempo ci stanno dando la caccia e già un paio di volte ci hanno addentato grazie alla complicità dei nostri governanti: con la legge Fornero, che ha prodotto gli esodati; con l'IMU, che ha sabotato la ricchezza degli italiani, che erano per oltre l'80% proprietari della prima casa. Questi immobili, oggi, valgono almeno il 40% in meno rispetto a quando sono stati acquistati da noi italiani con i mutui e con grandi sacrifici; con l'IMU, con la Tasi, con la Tari e con tutte le altre gabelle sugli immobili ci costringono, poi, di fatto, a pagare un affitto di stato su immobili di cui saremmo già proprietari! E il loro nuovo bancomat: avevano scoperto l'auto con cui spolparci, ora hanno scoperto le case.
Ma non è finita: non potendo svalutare la moneta si svalutano giorno dopo giorno i salari e le garanzie dei lavoratori perché dobbiamo per forza diventare più competitivi (o forse più schiavi...), ma soprattutto queste lobby europee ci hanno distrutto con l'Euro, questo strumento assoluto di povertà e disgrazia, che deve finire prima possibile e che serve solo alle banche per rientrare dei prestiti e del debito irresponsabile che hanno loro stesse generato.
Questa gentaccia con l'euro è già riuscita a ridurre alla fame i nostri anziani, che sono costretti a recitare scene vergognose di pensionati che vanno a rovistare in mezzo all'immondizia per mangiare, oppure sono costretti a rubare al supermercato un pezzo di parmigiano reggiano, a mendicare alla Caritas un pasto ed un letto caldo, come fanno i vecchi dei paesi del terzo mondo; fra un po' toccherà anche alla sanità, alla scuola e chissà a cos'altro.
Come ci hanno ridotti.
Io ci manderei Napolitano a fare la vita che fanno i nostri pensionati al minimo, dopo che lo avremo processato per alto tradimento della patria, come pena per la sua rieducazione.
Ora questi tre inquietanti coccodrilli della Troika stanno aspettando la fine prevedibile di Renzi, per darci il colpo di grazia, con i servi del potere (i giornalisti di regime) già istruiti a dovere, visto che ne caldeggiano addirittura l'avvento (vedasi Repubblica e Corsera, con Scalfari e De Bortoli, Giavazzi, Fubini e allegra compagnia).
Insomma forse ho smesso di scrivere perché non c'è niente di piacevole da scrivere, oppure, pur dovendo e volendo scrivere anche e soprattutto di quello che non va e non ci piace, non ho scritto perché essendosi verificato quanto più volte mi era stato indicato dalle persone che seguo in campo economico (Bagnai, Borghi, Rinaldi, Barra Caracciolo & C.) si rischia di diventare ripetitivi.
Nemmeno il piano personale mi dà grandi soddisfazioni. Sono alle prese con la fase adolescenziale del mio figlio maschio maggiore, che cerca il paese dei balocchi e se ne frega della scuola, della disciplina e del rispetto degli altri, senza capire che corre il rischio di trasformarsi nel ciuchino Pinocchio.
O Ba', vojo uscì...
Intendiamoci, niente di trascendentale, anzi. Meglio un figlio problematico ed in evoluzione che un ameba imbambolato e bloccato nella personalità che i problemi ce li avrà poi da adulto.
Certo è che anche con lui mi devo rassegnare: non è più il bambino che mi spupazzavo e sbaciucchiavo come il mio "ciafino-ciafò", mi auguro però, da padre, che finita questa fase diventi una persona migliore, migliore di me.
In questo sconsolato e sconsolante panorama mi rendo sempre più conto che la fede cattolica che ho riscoperto in modo sempre più crescente è la forza che più mi sostiene in questa valle di lacrime.
Mi ha insegnato e mi insegna giorno dopo giorno cose e valori bellissimi, e Papa Francesco interpreta il suo ruolo di guida in modo sempre più convincente, dando per primo l'esempio.
Certo scrivere di fede e di cristianesimo non è facile per un laico come me, che non è né un catechista, né un teologo, ma non mi voglio precludere questi argomenti, perché penso che parlare di fede, di Dio, di trascendenza e/o di immanenza, è sempre stimolante e rappresenta un po' la domanda delle domande anche per chi non sia credente: chi siamo noi? Perché siamo al mondo? Perché esiste l'universo ? E qui sì che ci sarebbe da scrivere, forse per secoli.
Per adesso comunque sono concentrato sulla "speranza" una delle virtù teologali che non significa solo ottimismo, ma qualcosa di più: è un po' come il sentimento della donna incinta che aspetta di partorire e spera di diventare oltre che donna anche mamma. Speranza di un avvento, di un cambiamento generale che ci riempia la bocca di sorrisi.
Questo è il messaggio con cui voglio congedarmi dai lettori, un messaggio positivo in mezzo alle negatività di questo mondo.
Un messaggio che la fede ti può dare.
Sperando di non avervi annoiato e di avere un commento da parte vostra, vi saluto e alla prossima.
Vostro Guido.





venerdì 30 maggio 2014

Al ballottaggio si ridanno le carte

Le elezioni comunali di Orvieto hanno dato sicuramente dei risultati inaspettati.
Molto forte il candidato Sindaco del centro sinistra orvietano Giuseppe Germani (che invece in molti avevano battezzato come brocco), ma non abbastanza da vincere al primo turno, seppure per appena 19 voti !
Lo stemma del Comune di Orvieto
Nel frattempo sul campo sono rimasti morti e feriti di entrambi gli schieramenti, anche se per onestà intellettuale bisogna riconoscere che è il centro destra locale che ne esce più malconcio; infatti, dopo aver espugnato la città che per ben 60 anni aveva continuamente confermato tutte le varie forme  proto-vetero-post-comuniste, ci si aspettava quantomeno una qualche riconoscenza, per aver risanato un bilancio disastrato ed aver eliminato le sacche di potere che avevano ridotto la città di Orvieto a vivere di un'economia esclusivamente dipendente dalla politica.
Nonostante ciò nello schieramento in vantaggio non c'è grande serenità e grande sicumera circa l'esito di questo ballottaggio, anzi.
In sede di proclamazione dei risultati i rappresentati delle liste collegate a Germani hanno fatto di tutto per farsi accreditare in un modo o nell'altro i 19 voti mancanti, proprio per evitare il temuto ballottaggio.
L'operazione però è miseramente fallita e allora è partito uno stressante training autogeno in cui ci si continua a ripetere, come un disco rotto, che comunque si è già vinto, perché gli orvietani avrebbero già scelto.
In realtà tutti hanno davanti il finale di un film già visto, quello proiettato alle ultime elezioni, in cui la candidata del centro sinistra che aveva anch' essa vinto "di prepotenza" le primarie, non riuscì a vincere anch'ella per una manciata di voti al primo turno (circa 180), e poi l'attuale sindaco uscente riuscì non solo a rimontare un grande svantaggio, ma stravinse con una valanga di voti favorevoli.
Il training autogeno riprende prontamente per dirsi: sì, va beh, ma allora il centrosinistra era diviso, c'erano state delle primarie assolutamente sanguinose e sanguinolente, mentre oggi il candidato sconfitto alle primarie è pure il capolista di Germani.
E questo è senz'altro vero, tuttavia, a ben guardare, anche oggi le divisioni non mancano, in verità già dal primo turno.
A sinistra Giuseppe Germani, a destra Toni Concina
Almeno due le liste di "sinistra" che hanno presentato candidati alternativi a Giuseppe Germani, più il Movimento Cinque Stelle. Lo so, sono tutte andate male, anzi malissimo, forse peggio del centrodestra, ma esaminando i voti presi dai vari candidati emerge un dato piuttosto allarmante per Germani, perché ha preso parecchi voti in meno rispetto ai voti di lista: in poche parole c'è stato parecchio voto disgiunto sul suo nome, mentre, al contrario, Concina, ha preso più voti rispetto alle liste che lo appoggiavano.
Inoltre tutti sanno che alle elezioni amministrative comunali le dinamiche del voto sono assai particolari rispetto al normale voto di opinione, perché molti votano per il parente, l'amico, il capo ecc. ecc. ed il voto di preferenza finisce poi per premiare il candidato sindaco di un determinato schieramento.
Al ballottaggio questi voti sono tutti in libera uscita e si polarizzano su scelte puramente personali fra chi si preferisce fra Concina e Germani.
A proposito, vi do una notizia in anteprima: ho incontrato poco fa il Candidato Germani e mi ha confermato che il confronto con i giornalisti si farà, e lì si che ci sarà un banco di prova molto importante.
In altri termini non è ancora detta l'ultima parola, perché al ballottaggio si riprendono tutte le carte in gioco, si rimischia il mazzo e vengono date carte nuove, per giocare tutt'altra partita.
Personalmente non so se Toni Concina potrà fare nuovamente il miracolo storico delle ultime elezioni, ma di certo c'è già riuscito una volta, e potrebbe anche riuscirci ancora, anche se indubbiamente la situazione odierna è senz'altro differente rispetto a quella già vissuta, quantomeno perché allora era Concina lo sfidante, il nuovo, il cambiamento.
Mi sembrano invece molto preoccupati la quasi totalità dei giornalisti locali quasi tutti schierati con Germani che addirittura si appellano ai santi perché non accada quello che è già è accaduto in passato.
A questo riguardo dico: scherza coi fanti e lascia stare i santi.
Un saluto.





lunedì 26 maggio 2014

Le elezioni europee, viste da un #noeuro

Stavo scrivendo un post sul rapporto giuridico fra figli e genitori, poteri e doveri, poi, un po' il lavoro, un po' le elezioni che si appropinquavano, mi hanno indotto a trascurare questa mia ancora imberbe creatura che è il mio blog.
Torno oggi però proprio con l'argomento degli argomenti, il commento alle elezioni europee, per chi, come me, fa parte dei c.d. #noeuro, hashtag di un certo successo su Twitter, che ha raccolto tutti coloro che considerano l'ingresso dell'Italia nell'euro la principale causa della disoccupazione italiana e della grave crisi economica che ci sta colpendo.
Marine Le Pen
Come ho sintetizzato nel mio ultimo tweet, direi che per un noeuro italiano queste elezioni hanno dello schizzofrenico: infatti, mentre in Italia abbiamo largamente mancato l'obbiettivo di convincere molti italiani alla nostra causa, in europa, invece, i partiti c.d. euroscettici decollano in modo impressionante come in Francia con Marine Le Pen, in Inghilterra con Nigel Farage dell'UKIP, fra gli esempi più clamorosi.
Ecco perché definirei schizzofreniche queste elezioni dalla doppia personalità.
In Italia, il paese più danneggiato dalle politiche monetarie dell'euro, la gente ha ancora molta paura di abbandonare questa moneta perché teme - contrariamente al vero - che l'abbandono di questa tragedia che è l'euro sia un passo pericoloso.
Nigel Farage
Al contrario in Europa, due fra le nazioni più importanti come la Francia (nell'euro) e l'Inghilterra (ancora con la sterlina) si sono pronunciate in modo nettamente contrario alla moneta unica europea; e sarà certamente difficile la sopravvivenza dell'euro, se il Front National francese si confermerà anche alle elezioni politiche francesi, perché un euro senza Francia (così come un euro senza Italia e addirittura senza Grecia) non potrebbe sopravvivere.
Sono quindi contento per il risultato europeo, "attapirato" per quello italiano, soprattutto per Fratelli di Italia, (la lega è andata bene, ma il mio candidato, il Professor Borghi, non ce l'ha fatta).
Mi auguro che ora in Forza Italia si apra una riflessione seria sull'europeismo, su Toti, che è andato peggio di Fitto, e sui tentennamenti di Berlusconi, anche se bisogna riconoscere al Presidente che ancora una volta ha saputo fiutare l'aria in Italia meglio di chiunque altro sulla eurofilia degli italiani; mi aspetterei però dal partito principe del centrodestra italiano, che qualche volta si prenda anche il toro per le corna e si prenda una iniziativa politica un po' più coraggiosa ed originale senza lasciare il campo alla Lega e a Fratelli di Italia.
Se infatti in FI si aprisse questa riflessione e si scegliesse per una critica ed un abbandono più marcato del progetto europeo (soprattutto sull'ERF che sarà la tomba economica definitiva per l'Italia) potrei rivedere il mio distacco e confluire nuovamente in FI, così come molti altri si sono distaccati da FI e che addirittura non sono nemmeno andati a votare, e che invece con un progetto chiaro potrebbero ritornare alla loro "casa madre".
Rimane il rammarico per la vittoria soprattutto di Napolitano, che è la persona che reputo responsabile principale del disastro economico e politico che abbiamo passato e che ancora oggi stiamo passando nonostante Renzi e i suoi 80 €. Infatti il Presidente della Repubblica viene sicuramente legittimato nella sua azione di regista del governo Renzi da questo voto europeo.
Rimango comunque convinto che l'euro prima o poi salterà e probabilmente salterà prima di quello che ci si poteva immaginare perché Marine Le Pen di certo non si vorrà far fregare ancora dai tedeschi.
Noi invece non solo ci siamo fatti fregare prima di entrare, ma continueremo a farci fregare ancora, e qui sta la mia grande amarezza per questo voto, perché io invece vorrei proprio fargli, ai tedeschi, una italianissima pernacchia.
Un saluto.

sabato 19 aprile 2014

Rivoluzione 2.0: fuori dall'euro e dalla burocrazia.

Chiudiamo il primo giro della tipologia di post del blog parlando un minimo anche di economia.

Essendo un giurista, devo approcciare alla materia con il massimo della modestia e dell'umiltà possibile, da una parte pronto a rivedere le mie convinzioni, ma dall'altra forte di un minimo di preparazione universitaria, perché anche alla facoltà di giurisprudenza ci insegnano almeno alcuni elementi di economia politica (materia fondamentale nel piano di studio a Perugia).

Accanto a questa infarinatura di base mi sono poi da ultimo voluto documentare in modo un po' più approfondito a causa della crisi economica che ormai ci attanaglia dal 2007-2008, una crisi che vivo peraltro anch'io sulla mia pelle in modo pesante, soprattutto con miei clienti che non mi pagano (dovrò anch'io rivolgermi ad un avvocato...) e che hanno mandato in decisa sofferenza il mio redditto, visto che lo "stataccio" infame i soldi li vuole comunque, anche se non guadagno, o guadagno molto meno di prima.

Naturalmente so bene che, salvo l'eccezione che conferma la regola, la clientela non paga perché non può pagare, anch'essa duramente provata dalla crisi: direbbe Verdone "E' 'na catena...".

Ho cercato dunque di capire perché ci troviamo in questa condizione così atroce e per certi versi disperata, chiedendomi in primo luogo come mai l'Italia abbia potuto ridursi da quarta potenza economica del mondo ad un paese in cui il tasso di disoccupazione è superiore al 12%,  e quello giovanile ha superato ben il 40%.

Accanto a questa considerazione c'era lì presente, in un cantuccio della mia mente, una disillusione forte e pesante, quella nei confronti dell'Europa, dell'Unione Europea e anche di tutte le sue istituzioni, compresa la moneta ovvero l'Euro. Ma era una specie di vocina che stentavo a seguire e che per certi versi autocensuravo.

Sono stato infatti da sempre un europeista convinto, e mi attendevo che con l'unione monetaria e con la progressiva integrazione europea avremmo avuto una specie di età dell'oro, in cui il nostro stataccio si sarebbe finalmente uniformato agli standard dei paesi più efficienti, migliorando nettamente, rispettandoci di più come cittadini, per esempio abbassandoci le imposte; giuridicamente c'era una grande attenzione per il diritto comunitario, che avrebbe costretto le nostre cariatidi della giustizia ad abbandonare il formalismo di derivazione giustinianea per approdare al sostanzialismo anglossassone, ex aequo et bono; economicamente c'era la convinzione che il lavoro ci sarebbe venuto copioso dai paesi del nord, che avrebbero volentieri integrato la loro organizzazione teutonica con la nostra inventiva e la nostra fantasia, per creare un modello europeo super competitivo in grado di battere economicamente cinesi ed americani, con possibilità ed opportunità internazionali a iosa, perfino per un avvocato come me, con la possibilità di spostarsi ed andare magari a fare le cause a Francoforte o chissà dove. La stessa convinzione oggi cercano di vendercela in alcuni spot di "regime"  come quello che segue, ma a me ormai non mi incantano più con la paura della guerra, o con altre paure che in modo nemmeno tanto subliminare si insinuano in questi spot, della serie sì, abbiamo sbagliato, ma chi lascia la vecchia per la nuova sa che cosa lascia ma non sa che cosa trova...

E invece cosa è successo con l'Unione monetaria? Beh, penso che sia francamente difficile negarsi l'evidenza e continuare a illudersi, soprattutto alla luce del responso della storia che, dal 2001, anno di entrata in vigore dell'Euro, ci ha regalato progressivamente anni sempre più tristi e bui, densi di infelicità e disperazione, e soprattutto di paura per il nostro futuro e per quello dei nostri figli, fino al 2007, quando la crisi della Lehman Brothers ha dato la spintarella finale all'economia mondiale, precipitandola nel baratro della crisi economica più grave mai vista nella storia, persino peggio di quella del '29.

L'Europa si è quindi rivelata un tragico errore; preoccupata a misurare la curvatura delle banane da importare o a vietarci il formaggio di fossa, si è rivelata un'organizzazione oligarchica, completamente avulsa dai problemi e dalle esigenze dei cittadini che si proponeva di governare, e ne ha rapidamente peggiorato la condizione economica nel volgere di appena un decennio, in tutti i paesi, compresa la Germania, ma in particolar modo nei c.d. PIIGS (che guarda caso significa porci in inglese, pensate quanto sono razzisti, persino negli acronimi), ovvero Portogallo Italia, Irlanda, Grecia e Spagna.

Piuttosto l'Unione si è appalesata come il peggio del peggio dell'organizzazione statale. I burocrati di Brusselles hanno rapidamente cominciato a condizionare tutto e tutti, fiancheggiati peraltro dal campanilismo dei singoli stati (tranne l'Italia ovviamente, che è notoriamente affetta da complessi di inferiorità e da esterofilismo esasperato), che hanno per esempio voluto ed ottenuto ben due capitali, Brusselles e Strasburgo!

L'Unione ci ha poi regalato una giustizia europea di luci ed ombre (per chi volesse approfondire clicca qui), che ha finito per caratterizzarsi come un specie di quarto grado di giudizio, che ha avuto l'unico merito di farci toccare con mano quanto fa schifo la legge e la giustizia italiana, e quanto possono essere ingiuste le sentenze dei magistrati italiani (cose che peraltro potevamo già intuire da soli), ma che alla fine ha inciso molto poco nel nostro ordinamento ed in quello comunitario, arrivando al massimo ad ordinare a Brusselles di pubblicare i bandi anche in italiano per evitare discriminazioni (e vorrei pure vedere...) o a disporre per i fratelli Matarrese di Bari il risarcimento dei danni per la demolizione degli ecomostri di Punta Perotti.

Ma se sul piano istituzionale l'Unione europea si è rivelata un vantaggio solo per i burocrati e per le oligarchie finanziarie e non certo "per il popolo democratico e antifascista", come si diceva nei comizi di sinistra di una volta, è sicuramente il piano economico il più disastroso in assoluto dell'esperienza europea, dove con lo strumento dell'Euro si è causata disoccupazione, recessione economica, incrementi generalizzati della fiscalità, tagli ciechi e lineari alla spesa pubblica, perdita e contrazione di tutte le garanzie dei lavoratori dipendenti, criminalizzazione dello stato sociale, aumento indiscriminato dei prezzi di tutti i beni e dei servizi (alcuni dei quali prima potevamo permetterci, mentre ora non sono più accessibili per i più, come viaggi e vacanze, divertimenti e beni di lusso); parallelamente sono diminuiti i valori dei beni che avevamo già; uno su tutti, il valore degli immobili, che i nostri padri - con grande sacrificio - erano riusciti a conquistare, e che ora potrebbero anche valere zero, visto che è praticamente impossibile vendere.

Nonostante questa realtà innegabile, fino a poco tempo fa pensavo che la causa di questa situazione fosse colpa nostra, dell'Italia e degli italiani, evasori professionisti, gente poco produttiva, ipersindacalizzata, governata da gente estemporanea, che spendeva e spandeva negli enti locali regalando soldi ai politici trombati e corrotti e ai parassiti di ogni genere; insomma, pensavo che la responsabilità fosse da addebitare alla c.d. spesa pubblica improduttiva e al nostro immane debito pubblico, mentre gli europei del nord, e la Germania in primis, erano il modello ideale, e rappresentavano il modello da imitare così come ci veniva confermato dai vari Giavazzi dalle colonne del Corriere della Sera.

Non voglio dire che non sia così, o meglio, non voglio affatto negarmi che questi siano seri problemi italiani che vadano combattuti e risolti comunque, ma dopo la lettura de "Il tramonto dell'euro" del Prof. Alberto Bagnai, Imprimatur ed. (potete trovare il link al suo assai colto blog Goofynomics, in questo mio sulla mia home), mi sono reso conto che il punto centrale della crisi è proprio l'euro, ed il ruolo che la Germania ha giocato nell'integrazione europea, essendo semmai la responsabile della situazione e non certo il modello da imitare.

Per me e per la mia impostazione politico-economica questo libro è stato una vera e propria rivelazione, perché l'economista, che non fa mistero di definirsi di sinistra (e che fra l'altro si scandalizza molto della posizione della sinistra istituzionale italiana oltremodo europeista) spiega in modo chiaro come stanno in realtà le cose, e quando ho finito di leggerlo, mi sembravo Villaggio nel tragico Fantozzi, quando documentandosi di politica si riscopre alla fine marxista-leninista.

La tesi del libro è molto approfondita, documentata in modo serio ed accurato, con riferimenti alla stragrande maggioranza della letteratura economica più influente, fra cui (sorprendentemente per me) anche diversi premi Nobel, che sostanzialmente "ce lo avevano detto" che sarebbe finita così, con un disastro economico immane.

Non sono mai stato avvezzo alla matematica ed ai grafici, però devo dire che nel libro i grafici provenienti da fonti certe e addirittura "nemiche" danno conto di una realtà evidente e difficilmente confutabile; è difficile sintetizzare il fil rouge del libro, senza rischiare la grossolanità, ma dovendo necessariamente farlo, per esigenze di spazio, si può riassumere affermando che l'A. sostiene in primo luogo che l'euro, come tutte le unioni monetarie del passato fondate sulla rigidità del cambio senza preventiva unione fiscale e contributiva, è destinato a creare squilibri sempre più grandi fra i paesi che ne fanno parte, diversi per tipologia socio-economica, fino al collasso economico e al default.

Fra i paesi che di questi squilibri si sono avvantaggiati c'è la Germania e la sua potentissima oligarchia finanziaria-bancaria, che, di fatto, con l'euro è riuscita ad eliminare il suo principale problema di competitività nei confronti di tutti gli altri partners europei, che era rappresentato dal supermarco, ovvero da una moneta troppo forte rispetto alla lira, ma anche rispetto al franco francese e alla peseta spagnola, che le impediva di produrre, vendere ed esportare i suoi beni a prezzi competitivi.

Per questo motivo è anche difficile trovare media imparziali disposti a parlare senza pregiudizi di Euro e di Germania, nonostante tutti gli opinion makers, compresi gli europeisti più estremisti, almeno a parole, ritengano di voler quantomeno cambiare questa europa, ma senza toccare minimamente l'Euro, che sta assumendo i connotati di un vero e proprio tabù.

E come tutti i tabù che si rispettino, anche l'uscita dall'Euro è accompagnata dall'aura della paura e del terrorismo psicologico: quante volte avete sentito parlare delle conseguenze nefaste che deriverebbero dall'uscita dall'euro? Il prezzo della benzina salirebbe di settevoltesette (sembra quasi una maledizione biblica...) le rate del mutuo triplicherebbero, i nostri risparmi brucerebbero, l'inflazione ci costringerebbe a fare la spesa con carriole di soldi... ecc. ecc. (una accurata controinformazione su queste ed altre "dicerie" sull'euro le potete trovare sul libretto a cura della Lega scritto da Claudio Borghi qui a bastaeuro.org con video gagliardo qui di seguito.


Ebbene tali luoghi comuni vengono confutati con dati di fatto difficilmente contestabili, con riferimenti al passato molto precisi e convincenti, fra cui l'esempio più emblematico l'uscita dell'Italia dallo SME, da cui il nostro paese trasse grandi benefici economici e monetari.

Naturalmente non mi sono accontentato del pur esaustivo libro del Prof. Bagnai, ed ho cercato in giro (soprattutto su Twitter) altre opinioni; con sorpresa ho verificato che la posizione del Prof. Bagnai non è affatto isolata ed anzi è condivisa da altri economisti e professori universitari italiani, più o meno inquadrabili in aree di riferimento politico di destra e di sinistra, fra cui spiccano il Prof. Claudio Borghi Aquilini della Cattolica di Milano che seguo su twitter (@borghi_cluadio) e su facebook (ttps://www.facebook.com/pages/Claudio-Borghi-Aquilini/207792402690794), nonchè il Prof. Antonio Rinaldi, autore di Europa Kaputt Piscopo Ed. (su Twitter @rinaldi_euro), o anche il Prof. Paolo Savona, o la Prof. Loretta Napoleoni. Anche il prof Becchi (filosofo) dato vicino al movimento 5 stelle è sulle medesime posizioni.

Perfino il "nostro" premio Nobel Modigliani ebbe a pronunciarsi in modo negativo se non sull'euro, di sicuro sulla BCE e sulla Bundesbank, ma c'è da dire che è deceduto nel 2003, quando ancora forse non poteva valutare appieno le nefaste conseguenze della moneta rispetto al 2003.

Da bravo avvocato, amante del contraddittorio, ho poi voluto anche sentire chi la pensava in modo differente per farmi un'opinione completa, fra cui i Professori Fubini, Zingales, Puglisi, e Boldrin e di seguito trovate un video di Zingales alquanto problematico sull'uscita dall'euro (a cui tuttavia nel libro di Bagnai vengono comunque date risposte e contromisure ovviamente di natura teorica), ma è certo, almeno per quanto mi riguarda, che nell'euro sarebbe stato meglio non entrare, e sarebbe meglio uscire il prima possibile.
Certo è che anche chi propone di avere più Europa con tutto quello che ne comporta (BCE prestatore di ultima istanza, eurobond ecc. ecc.) è per me ancora più pericoloso dei conservatori dello status quo europeo, perché se oggi è ancora possibile uscire dall'euro (anche se dubito che sia possibile uscirne a costo zero, essendo probabile che ci convenga sopportarne comunque le conseguenze sfavorevoli), domani con gli eurobond ed altro, e sempre ammesso che i tedeschi accettino, sarebbe pressoché impossibile uscire.

Ancora sotto trovate altri video di confronti fra Borghi e Boldrin  e Loretta Napoleoni in cui secondo il mio parere Boldrin non ne esce gran ché bene.

Qui Napoleoni Boldrin.

Anche in Francia l'opinione pubblica si sta cominciando a fare qualche domanda in più sull'euro e sull'Europa, come dimostra l'ascesa del Front Nazional di Marine Le Pen, paladina transalpina dell'uscita dall'euro, che qui mi pare abbia saputo rispondere punto su punto a Lilly Gruber nell'intervista a otto e mezzo su la 7 qui in estratto e sotto riportata per intero, con grande maestria, e soprattutto senza incappare nelle provocazioni che la ineffabile Gruber ha cercato di piazzare, per farla apparire con una specie di Goebels, pronta a rimettere le camere a gas.




Chiudo con un inglese, Mr. Nigel Farage, deputato europeo, che forse difende meglio di qualunque altro deputato italiano l'insulto continunato che questa gentaccia di Brusselles muove quotidianamente alla nostra democrazia; mi fa riflettere che a fare questo sia questo sconosciuto (in Italia, ma in Inghilterra molto famoso) signore inglese e che debbano essere gli stranieri a rappresentarmi appieno come Mister Farage o Madame Le Pen!
Per il momento devo dire perfortuna che ci pensano almeno loro!
Un saluto a tutti voi, e Buona Pasqua.